Il 1947 per noi è diventato un anno fondamentale nelle nostre vite,
Perché è proprio in quell’anno che ha inizio la nostra storia.
Storia iniziata con mio nonno Armando, un uomo tutto d’un pezzo, che a soli 7 / 8 anni cominciò il suo lavoro come garzone nella barberia di paese a Gonnesa, nel sud-ovest della Sardegna.
A quei tempi i ragazzini dovevano darsi da fare per portare qualche soldo a casa: un contesto molto diverso da quello attuale.
Le famiglie erano molto numerose e spesso monoreddito… e perciò, le possibilità di studio erano veramente limitate!
Ricordo ancora quando ci raccontava della sua infanzia:
“Era raro trovare un bambino che arrivasse alla 5^ elementare!”
Così mio nonno – come tanti altri suoi coetanei di 10 anni – iniziò a fare il garzone nelle botteghe del paese, dove avevi la possibilità di imparare un mestiere.
Purtroppo, però, la Seconda Guerra Mondiale costrinse molte attività a chiudere e migliaia di giovani furono obbligati ad andare al fronte.
Sì, mio nonno Armando partì – a poco più di vent’anni, appena sposato.
Quattro lunghi anni, da cui tornò sano e salvo… Te l’ho detto che era un uomo tutto d’un pezzo!
Non mi ha mai raccontato di quel periodo, io ero molto curioso e volevo saperne di più sull’argomento ma… ricevevo un’unica risposta:
“La guerra ti segna, ti segna dentro”
Frase accompagnata da occhi lucidi.. che noi nipoti non capivamo fino in fondo.
Tessera associazione nazionale combattenti e reduci del 1955 di mio nonno Armando Corrias.
La barberia, mio nonno
In poco tempo si mise all’opera per riaprire la barberia dove era stato garzone: voleva dare una nuova luce all’attività – in un periodo storico decisamente differente dalla sua infanzia.
Il primo passo fu aprirla direttamente in casa: adibì una piccola stanzetta e iniziò a lavorare lì dentro.
Certo, oggi lo metterebbero in galera…
… Ma al tempo bastava fare una semplice comunicazione in Comune per l’inizio dell’attività!
Il locale aveva due poltrone da lavoro e, immagina, non c’era neppure il pavimento: era uno strato di cemento – in cui accoglieva i clienti man mano che arrivavano.
Dalle sue storie, ricordo che non mancavano mai due oggetti in barberia:
- un quotidiano e
- una sputacchiera (al tempo era molto comune il vizio di masticare tabacco).
Negli stessi anni, nacque il suo figlio primogenito (Antonello, mio futuro padre) che sin da tenera età venne instradato al lavoro di famiglia, imparando da giovanissimo e a praticare l’arte della barberia, al fianco di suo padre.
Mio padre mi ha confidato che,
“Quando era ragazzino nella barberia di nonno si servivano dai 30 ai 40 gentiluomini al giorno e si lavorava tutta la settimana, compresa la domenica!”
L’unico giorno di chiusura era il lunedì: ecco perché da mio nonno lavoravano sempre 3 o 4 garzoni per volta.
Era normalissimo avere diversi garzoni nella bottega, dato che (sì, anche ai tempi del Dopoguerra) le famiglie erano ancora molto numerose: non era raro trovarne con 7-8 o anche 10 figli!
I due servizi di punta erano il taglio dei capelli e il taglio della barba, perché a differenza di oggi le lamette usa e getta prima non erano presenti nelle botteghe e, di conseguenza, le persone erano costrette a rivolgersi al barbiere per la rasatura.
Pensa che – nonostante le difficoltà dell’immediato Dopoguerra – c’era comunque chi non voleva rinunciare ad avere sempre un bel viso sbarbato e in ordine.
Per loro, c’era l’abbonamento: Un cifra scontata per avere 4 tagli barba al mese.
L’orario alla domenica era fino alle 13, poi il pranzo con la famiglia: un momento sacro della settimana.
D’altronde tutte le persone che non riuscivano a passare in settimana, venivano la domenica mattina – dopo la messa – per darsi una sistemata.
Da Armando ad Antonello, mio padre
Mio padre Antonello iniziò così: spazzava con la scopa e puliva il vestito del cliente.
Mi raccontava di aver iniziato a 12 anni e – con uno sgabello su misura – riusciva ad arrivare all’altezza del viso del cliente, così da poterlo insaponare.
Era la metà degli anni ‘50 e la situazione era ancora difficile, ma le persone a Natale e a Pasqua lasciavano sempre una piccola mancia al garzone.
Proprio in quel periodo era usanza regalare a Natale i calendari tascabili profumati, dove venivano rappresentate delle giovani donne.
E fu negli anni ‘50 che mio padre iniziò la sua carriera in proprio: grazie alle tecniche acquisite nei corsi riuscì a portare una ventata d’aria fresca nella barberia Corrias.
In questo modo, oltre ad accontentare i clienti di suo padre, riuscì ad attirare i suoi coetanei e le persone più giovani.
Beh, si sa: ogni generazione porta con sé il vento del cambiamento!
Soprattutto in un momento in cui l’Italia si stava riprendendo da un periodo duro; la voglia di dare una svolta era tanta
Pensa che le grandi aziende puntavano molto sulla formazione, soprattutto nel settore della cura alla persona.
Così, mio padre iniziò a seguire questo nuovo trend cercando di specializzarsi il più possibile: ricordo che alla fine degli anni ’60 (dai suoi racconti) andavano di moda i capelli lunghi e cotonati.
Un lavoro di parecchio tempo e tecnica!
Infatti, raccontava che il sabato i ragazzi facevano la fila per prepararsi ed essere pronti per il weekend.
Da Antonello ad Alessandro, io
…E come da tradizione, ben presto arrivò il mio momento.
Già nel periodo delle scuole medie davo una mano come aiutante durante le pause estive e – come mio padre prima di me – passavo la scopa in terra, insaponavo il viso del cliente e facevo gli shampoo.
Ammetto che non fu amore a prima vista!
Ero un adolescente e, come tutti i miei coetanei, avrei preferito ben di più uscire con gli amici o farmi un giro in bici per le strade di Gonnesa… andando al mare durante la pausa scolastica!
Era un mondo del lavoro ancora diverso e lontano dalla mia vita: in più associavo quel mestiere al ritmo di vita di mio padre che lo portava a stare tutto il giorno fuori casa e con ben poco tempo da passare in famiglia.
Ricordo ancora i pianti, la sera, pensando alla mia vita, chiuso in quelle quattro mura.
Mi viene in mente una sua frase durante un mio sfogo:
“Impara l’arte e mettila da parte”
Ho seguito il suo consiglio e ho fatto di quell’arte non solo il mio lavoro ma anche la mia passione.
Oggi capisco il significato di quelle parole e quel senso di protezione che solo un padre può dare al proprio figlio.
Per mia fortuna mio padre non ha mai smesso di portarmi con lui e così, comunque sia andata, ho potuto imparare un mestiere.
Purtroppo però, spesso la vita si muove come nemmeno immagineresti:
Avevo solo 24 anni quando mio padre venne a mancare per una malattia.
A quell’età non ero ancora consapevole di cosa volessi essere realmente: avevo provato diversi lavori saltuari ma, a quel punto, non potevo più rimandare:
La mia famiglia aveva bisogno di me.
Non fu una decisione facile!
Quel lavoro metteva davanti ai miei occhi tutti gli spettri di quando ero solo un ragazzino.
Iniziai sotto tono, lavorando con poco entusiasmo e accontentandomi del poco che potevo fare senza troppo sforzo.
E a quel punto, per fortuna, vennero fuori gli altri insegnamenti di mio padre.
Mi trasmise l’ambizione e la voglia di raggiungere sempre grandi risultati.
Spinto da questi ricordi, una sera scattò qualcosa dentro di me e presi una decisione davvero importante: se questo doveva essere il mio futuro avrei dovuto dare il massimo e raggiungere il più alto standard possibile!
In questo modo iniziò il mio cambiamento e – insieme alla mia crescita tecnica – migliorò anche quella personale, grazie anche ai tanti corsi che feci in giro per l’Italia… mi aiutarono a trasformare in lavoro in una grande passione.
La formazione, compagnia costante di vita lavorativa e personale.
Un filo lungo tre generazioni
L’amore per questa antica tradizione mi spinse a farmi delle domande sul mestiere del barbiere e sul passato della mia famiglia.
Scoprii la passione di nonno Armando e di chi era venuto dopo di lui.
Ebbi la sensazione di essere l’erede di un’attività nobile e antica, di essere a capo non di un semplice salone ma di una vera barberia dove proporre tecniche di rasatura tradizionali, come il celebre panno caldo.
Decisi di specializzarmi nel mondo delle barbe, che mi ricordavano quei corsi di formazione: centinaia di persone in giacca e cravatta, con una barba super curata… ero invidioso!
Perciò, decisi di iniziare a seguire il mondo delle barbe – frequentando i migliori corsi che riuscivo a trovare.
E alla fine…
Beh, alla fine arrivò il giorno in cui l’insegna cambiò nome in
Alessandro Skill Barber.
Ma resta più vivo che mai il ricordo di tre generazioni di barbieri.
Un entusiasmo trasmesso anche a mia sorella Cristina, mio braccio destro da ormai 10 anni.
Anche lei ha una sua storia di sacrificio e passione per la barberia!
Infatti, ha iniziato frequentando una scuola di formazione per parrucchieri: si alzava la mattina alle 5 del mattino per prendere
- Autobus
- Treno
per arrivare a Cagliari, e poi
- prendere l’urbano.
Il corso finiva alle 15 e alle 17 era con me in barberia per lavorare sino a chiusura.
E siamo arrivati ad oggi!
Questa storia è stata scritta insieme a lei, insieme a mio padre e insieme a mio nonno.
Ma soprattutto… è stata scritta insieme a tutte le persone che in 75 anni sono passate in barberia, per un taglio di barba o di capelli.
Grazie a tutte le persone – come te! – che ogni giorno scelgono la qualità, l’amicizia e la professionalità di chi ci ha sempre messo l’anima.
Grazie a tutti per questa bellissima storia.