Cos’è che sappiamo sulla calvizie maschile?
Partiamo da una delle cause più conosciute
Un’ironica situazione: la scienza ha dimostrato che la causa determinante è il testosterone – della calvizie maschile, l’ormone sessuale che rende “maschio” un uomo, ovvero il testosterone.
In altre parole, l’ormone che conferisce la mascolinità causa, seppure indirettamente, anche la tanto temuta e odiata pelata.
Una brutta scoperta rilevata negli anni Quaranta da parte di un endocrinologo e anatomista americano James Hamilton.
Hamilton si accorse che le persone che erano state castrate prima della pubertà (negli anni ‘40 era un trattamento che veniva imposto agli adolescenti con alcuni disturbi mentali) avevano meno probabilità di diventare calve.
Infatti, una percentuale di uomini, più o meno alta a seconda delle popolazioni e in età più o meno giovane, è sensibile da un punto di vista genetico all’azione di questo ormone
Maggiore è la predisposizione genetica, prima i capelli inizieranno a cadere con il caratteristico schema:
- Arretramento della linea frontale;
- Diradamento del vertice della testa;
- Fino a colpire anche la nuca e i lati – anche se con entità molto minore e molto più tardi.
Dopo aver risposto a questa domanda, passiamo a quella principale dell’articolo:
C’è una possibile correlazione tra caduta capelli ed etnie?
Etnie intese come insieme di caratteristiche genetiche di una popolazione.
Per poter rispondere a queste domanda – indovina – bisogna ripartire dalle caratteristiche dei capelli.
Esiste una notevole differenza nella forma dei capelli tra soggetti africani, europei ed orientali e la spiegazione sta tutta nella forma del follicolo pilifero.
Infatti, i capelli emergono dai follicoli con un angolo di inclinazione (rispetto alla pelle) di circa 75 gradi.
Riassumendo:
- Le etnie africane presentano capelli detti ulotrichi, lanosi e crespi a sezione piatta;
- Quelle asiatiche hanno capelli lissotrichi, ovvero lisci e a sezione rotonda;
- Quelli delle etnie caucasiche vengono definiti cimotrichi, ondulati o ricci a sezione ovale.
Ma questa è solo una delle differenze tra le varie etnie.
Il secondo dato da considerare è lo spessore, che varia varia in base alle diverse appartenenze etniche (da un minimo di 0,06 mm ad un massimo di 0,1 mm).
Anche se la struttura e la composizione (proteine e cheratina) del capello resta sempre la stessa, è come cresce il bulbo a fare la differenza.
Insieme allo spessore bisogna anche parlare dell’ “organizzazione strutturale”.
Senza addentrarci troppo nel dettaglio l’organizzazione strutturale è come microscopio, ed è data dall’interferenza fra diametro e pigmentato, che tra le diverse etnie raggiunge parametri molto diversi.
Ma quindi… la calvizia?
Proprio perché sono presenti tutte queste differenze tra le varie caratteristiche dei capelli – va da sé che ci siano anche diverse reazioni rispetto al testosterone.
Infatti, le etnie africane hanno una probabilità maggiore di mantenere nel tempo una folta capigliatura – all’incirca quattro volte più elevata degli uomini caucasici.
Invece, negli uomini orientali la calvizie maschile si presenta in forma più lieve dato che è meno diffusa ed inizia ad età più avanzata.
E venendo a noi… ci sono 30 milioni di europei che soffrono di calvizie e tra questi… 8 milioni sono italiani.